PROGETTO RIFUGIO ANTIATOMICO

BILOCALE “GEMELLI”

Tipo di rifugio bifamiliare per ville indipendenti o a schiera

Esempio di rifugio antiatomico ed analisi delle caratteristiche costruttive

Il problema dei rifugi è complesso e prevede tecniche di progettazione e costruzione che non possono essere improvvisate, ma studiate con cura in tempo di pace.

Al contrario dei rifugi antiaerei-antimissili, che devono garantire la possibilità di una permanenza limitata, quelli antiatomici devono consentire, in caso di necessità, la permanenza per almeno 15 giorni.

Per definire meglio i requisiti di un rifugio si deve comprendere quali sono gli effetti distruttivi causati da una bomba atomica.

L’esplosione di una bomba atomica produce tre tipi di effetti distruttivi:

  • Il calore immenso di brevissima durata, che provoca l’incendio degli edifici e di tutti i materiali infiammabili nelle zone adiacenti, e la fusione di tutti i materiali vicini al punto di scoppio;
  • L’onda di pressione, che investe l’ambiente alcuni secondi dopo l’esplosione e agisce come un vento di eccezionale potenza, alla velocità di 1.500 – 1.700 km/orari, che crea un terribile spostamento d’aria comprimendo tutto quanto incontra sul suo camino, demolendo, sradicando e proiettando in aria oggetti e macerie che ripiombano poi al suolo con la velocità di proiettili;
  • Le radiazioni nucleari primarie sprigionate all’atto dell’esplosione possiedono una grande forza di penetrazione, sono mortali se assorbite in grandi quantità, nocive in dosi medie, e non pericolose solo se in piccole dosi.

Di conseguenza i rifugi devono sodisfare i seguenti requisiti:

  • Essere ermeticamente chiusi, cioè impermeabili agli aggressivi biologici e chimici, nonché alle scorie radioattive;
  • Servire da schermo contro i mezzi incendiari e la radioattività nucleare;
  • Rendere possibile la sopravvivenza, cioè essere provisti di impianti per il rinnovo e il filtraggio dell’aria, e di sufficienti riserve idriche e alimentari;
  • Resistere ai crolli e al peso delle macerie, come pure all’onda di pressione generata da bombe esplosive o atomiche;
  • Essere costruiti in modo da consentire l’uscita attraverso i passaggi di sicurezza.

SCHEDA TECNICA

• bilocale
• 60 mq di superficie calpestabile
• doppi servizi

COMPONENTI

PORTA “BELLOC” – Brevetto Italbunker

Attualmente in Italia non esistono leggi, disposizioni o norme tecniche per la costruzione di rifugi sia pubblici che privati. In mancanza di prescrizioni abbiamo studiato attentamente gli effetti a cui è sottoposto un rifugio durante e dopo lo scoppio di un ordigno nucleare e abbiamo realizzato un sistema di chiusura con un grado di sicurezza maggiore di quello esistente in altre nazioni.

Le caratteristiche tecniche della nostra porta commercializzata con il nome ‘Belloc’ evidenziano uno spessore di calcestruzzo di 25 cm, con doppia battuta e doppia guarnizione che garantisce una sicurezza di resistenza al fuoco molto superiore alle prescrizioni per le prove d’ammissione delle chiusure dei rifugi antiatomici.

La doppia battuta sui quattro lati dell’anta e del rispettivo telaio, impedisce un contatto diretto dell’incendio con l’interno del rifugio.

La doppia guarnizione assicura una perfetta tenuta stagna all’onda di calore consentendo anche una ermeticità ai gasi nocivi che si possono sviluppare durante la sollecitazione termica.

Porta caveau 1920
italbunker_porta_belloc

CARATTERISTICHE TECNICHE

• Doppia battuta.
• Doppia guarnizione di materiale autoestinguente (una guarnizione per ogni battuta).
• Quadrupla chiusura interna.
• Cerniere con cuscinetti reggispinta che consentono una maneggevolezza eccezionale nonostante la robustezza e il peso.
• Possibilità di incernieramento sia a destra che a sinistra.
• Manovre di chiusura e di apertura a mezzo volantini in duro alluminio sia interni che esterni.
• Telaio in acciaio, trattato con antiruggine al piombo.
• Assemblaggio con saldatura a filo continuo.
• Resistenza 6 atm.
• Possibilità di chiusura a mezzo chiavi, a comando, a combinazione, oppure a bloccaggio semplice.

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